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19 dicembre 2015- 20 dicembre 2015: Tra Fuoco e Acqua Santa                                           di Gemma Russo & Marina Sgamato

 

 

Ѐ domenica 19 dicembre. Fuori c’è un insolito inverno. Sono seduta alla scrivania. Sta per partire un turno e abbiamo già accreditato tutti. Ѐ un momento di quiete quando entra al Sedile dei Nobili un signore asciutto, con degli occhi azzurri, profondi ed espressivi. 

Fa una prenotazione per tutta la famiglia, poi ci guarda e, con fare imbarazzato, dice Leggo le Storie dal Rione. Anche io ho scritto qualche cosa. Mi chiamo Luigi Iacuaniello. Sono nato l’11 marzo 1941 qui al Rione Terra, in via Duomo, 19 ”. In men che non si dica, dal cellulare scarico il suo scritto. Conosce con precisione ogni famiglia che abitava il seicentesco rione. Ѐ stato in seminario dai 9 anni fino ai 17. Avendo affiancato don Antonio Cascone, parroco della Cattedrale di San Procolo prima dell’evacuazione,  entrava con lui nelle case del rione. Non si faceva l’albero di Natale, nelle povere e dignitose case del Rione Terra, ma il presepe. Erano presepi semplici, ma profumati perché ricoperti da muschio. Lo raccoglievamo nel boschetto che c’era dove adesso c’è il ponte nuovo, sulla Solfatara. Sopra ci andavano i pastori che si compravano o erano di fortuna”. A dicembre, il Rione Terra diveniva connubio tra riti sacri e profani.

Due erano le funzioni importanti”, racconta minuzioso, “Si partiva nove giorni prima dell’8 dicembre, con la novena dell’Immacolata, nella chiesa del Corpo di Cristo, detta Coretto, accanto alla Cattedrale. Era più raccolta. Sai, in Cattedrale faceva molto freddo in inverno. L’8, il 24 e il 25 dicembre dal Coretto le funzioni passavano in Cattedrale. Erano maestose, celebrate dal vescovo. I canti erano intonati dai piccoli del seminario, tra cui c’ero anche io. Nel corso della funzione di Natale, facevano girare il bambinello. Lo baciavamo in segno di devozione”. Mentre mi parla, ho negli occhi la Cattedrale di San Procolo-Tempio di Augusto per quello che è oggi. Era bellissima”, fa, con gli occhi che ruotano a 180°, materializzandola davanti per come era, “La ricordo chiaramente, marmo per marmo. Avevano consapevolezza che sotto c’era il Tempio di Augusto. Il vescovo Castaldo aveva fatto fare delle verifiche. Si sapeva dell’abitato romano, anche perché nel corso della guerra, il clero utilizzava come rifugio i locali romani sotto al Duomo. Si accedeva attraverso una botola, nel cortile del Vescovato. C’era tutta la curia. Si diceva il rosario”. Ha in testa l’edificio dettagliatamente per quello che era. Splendida era la Cappella del Sacramento, in cui era conservato il corpo di Cristo. Ricordo nitidamente che c’erano pietre preziose. Poi, l’epitaffio di Pergolesi…la statua di San Procolo…le tombe presenti in Cattedrale. Ho passato lì l’infanzia e la giovinezza”.

 

Gli chiedo come mai non si sia fatto prete. In molti pensavano che lo sarei diventato. Mio padre lavorava come operaio all’ILVA di Bagnoli, poi diventata Italsider. Anche io ho lavorato lì per trent’anni. Ero un tecnico siderurgico. Il seminario a me ha dato gli strumenti per poter accedere alla cultura. Ancora oggi, conservo la curiosità e la voglia di sapere”. 

 

Mi racconta del “Cippo”, il cui scopo era “benaugurante. Era fatto nella piazzetta tra il Duomo e San Liborio, dove c’era la fontana. Si prendeva un grande cippo e lo si faceva asciugare. Era una distrazione e un modo per stare insieme”.

E la notte tra il 31 dicembre e il 1 gennaio, cosa accadeva? Una cosa assurda. Si buttava in strada di tutto, dai piatti a roba anche pesante 

come i gabinetti. Le strade diventavano impraticabili dopo la mezzanotte. Niente botti! C’era povertà e i soldi si spendevano per cose essenziali”. Dopo Capodanno, si aspettava la Befana che era “per i bambini del rione una vera e propria festa. Portava giochini così, qualche bambolotto, per chi poteva una bicicletta. La calza, quella sì! Era piena di roba che faceva volume, come mandarini, castagne, caramelle e carbone di zucchero. I bambini del rione erano bambini vivaci che, nonostante la miseria, erano felici”.

Parliamo della guerra e del modo in cui gli Alleati s’integrarono nel tessuto sociale del Rione Terra. Questa, però, è un’altra storia!

 

 

 

 

 

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Luigi Iacuaniello

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