
le GemMarine
Passeggiate degustative a quattro mani
PROLOGO di Gemma Russo & Marina Sgamato
“Ho la mappa con le strade del Rione Terra da darti”, mi dice Lucio Ambrosino con un semplice messaggio. “Ok, passo a prendermela domani”, rispondo tutta contenta.
Verso le 13:00 del giorno seguente, mi reco all’ufficio in cui lavora Lucio, nel quartiere di Monteruscello. Mi dà la cartina e con l’indice inizio a gironzolare per le strade. “Siedi”, mi fa, “vorrei che vedessi una cosa”.
Lo faccio e aspetto abbastanza in silenzio. Parte il video. Guardo senza dire una parola.
“Visto! Erano così le strade del Rione. Si viveva in questo modo. Dovevi vedere! Ti stai appassionando con queste Storie dal Rione. Dovevi vedere la realtà! Allora, mi sono ricordato di avere questo firmato d’archivio”.
Le immagini sono d’impatto e non lasciano alcun dubbio. Era molto povero. Ma quale era l’odore?
14, 15 e 16 Novembre 2015
Gli Odori
Non sono di turno in questo lungo fine settimana, ma, nonostante ciò, per tutti e tre i giorni, mi ritrovo sul Rione. Sulla soglia del Sedile dei Nobili, mentre dentro c’è un delirio ordinato di visitatori, mi godo il sole.
Guardo via Duomo e ripenso al video di Lucio. Quale odore, gradevole o sgradevole, avranno avuto i vicoli? Assorta, non guardo i visitatori che intanto entrano ed escono dall’infopoint.
“Sì, l’ho ancora nelle narici l’odore del Rione Terra!”, sente distrattamente affermare il mio orecchio. La voce mi ha sfiorato la spalla. Ѐ di uno dei visitatori appena entrati al Sedile dei Nobili. Mi avvicino ad una coppia. Lui si accomoda ad una delle sedie in silenzio, mentre lei continua a parlare, restando in piedi. Mi avvicino e chiedo da dove vengono. “Puteolani, siamo tutti puteolani. Anche se oggi viviamo a Roma, abbiamo il piede a terra a Pozzuoli”, risponde la signora, “Mi chiamo Ione Lubrano e non le svelo l’età. Certo che lo ricordo l’odore del Rione. Era un odore salmastro, intenso, che pungeva le narici. Era odore di mare. Non saprei dirle se quello potesse essere definito proprio del Rione Terra. L’odore salmastro era naturalmente nelle narici di chi abitava qui”.
“No, non era solo odore salmastro”, aggiunge il marito di Ione, Gaetano Arceri, “Caratterizzante diveniva quello proveniente dai bassi. Era d’aria chiusa, viziata, senza ricambio, di abitazioni di fortuna, con pochissima pulizia. Le strade non se le deve immaginare come sono adesso. Erano sporche, frequentate densamente. C’era promiscuità. Probabilmente, un catino serviva a soddisfare i bisogni dell’intera famiglia. Senza acqua corrente, poi…immagina? C’era odore di cucinato, di legumi e verdura”.
Ecco! Così, capisco anche meglio i motivi alla base dell’evacuazione. Rifletto. Entra un signore con giacca e camicia a righe. Ha una camminata incerta. Chiede se gli posso prenotare una visita. Ma il turno che sta per entrare non è molto affollato, qualcuno non si è presentato, e allora lo accreditiamo. Nell’aspettare, mi siede accanto. “Lo sa che abitavo qui al Rione?”, dice guardandomi, “Casa mia era a via Arco S. Janni, 2, nei pressi della chiesa di San Liborio, dove la terrazza si ferma incantata a guardare Miseno e la Darsena non si vede ancora. Sono nato il 18 settembre del ’37 e mi chiamo Vincenzo Cirillo. L’odore dei vicoli del Rione? Ricordo che dove abitavo c’era un signore che vendeva il vino, Angelo o’cantinier, lo chiamavano. Sotto ai suoi cellai, nella seconda guerra mondiale, ci andavamo a riparare durante i bombardamenti. Ero bambino. C’era un forte odore di vino. Eravamo ubriachi quando tornavamo a casa”.
Mi resta una strana sensazione. Aveva ragione Schopenhauer a dire che “Il ricordo agisce come la lente convergente nella camera oscura: concentra tutto, e l'immagine che ne risulta è assai più bella dell'originale”.
Ma dell’originale, di ciò che di bello o meno è stato, non si deve perdere memoria. Deve diventare impulso al nuovo e radice.
La lezione questa volta me la dà un bambino di 10 anni, Mass Mboup, dalla vivacità curiosa, che dice “Sono puteolano. Tutti i miei amici sono nati qui. Se chiudo gli occhi e poi li riapro, guardando questo posto con occhi di chi non l’ha mai visto, provo curiosità, perché c’è tanta storia, tanta cultura. Mi piace. Da grande voglio viaggiare e scoprire sempre cose nuove. Vorrei andare in America, ma non per restarci. Per capire le differenze e per tornare a Pozzuoli. Mi piace stare qui".
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Mass Mboup
Vincenzo Cirillo

Ione Lubrano e
Gaetano Arceri