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15Agosto. Racconto una storia semplice. Una di quelle “a latere”, che non cambiano la storia di una cittadina, ma caratterizzano e indirizzano quella di una bambina.

Penso che i ragazzi puteolani, nati negli anni ’80, siano stati quelli che con più facilità abbiano detto “Sono flegreo!”.

Sono quelli che, dopo lo smembramento della città di Pozzuoli, in seguito alle scosse del ’70 e dell’80, hanno vissuto intorno, nelle zone limitrofe alla città. Lontani dal centro, non capendo la perdita di identità, mentre questa stava avvenendo, ma pur sempre nella “caldera”, pur sempre nei Campi Flegrei.

 

15 Agosto

La Pozzuoli che non c’è più, io l’ho conosciuta attraverso i racconti di mia nonna Elena, nei giorni d’estate senza mare. Diventava un gioco scaraventare il contenuto della cassetta di latta, piena di vecchie foto, sul tavolo. Tutto si fermava.

Quello che mi piaceva ascoltare di più era la storia che legava mio nonno, Gennaro De Fraia, al 15 agosto. In silenzio, mi godevo il racconto della devozione e dell’attaccamento verso una giornata di festa, un tempo sentita in maniera profonda.

Ebbene, io ho provato ad immaginare tante volte quella che poteva essere questa festa ai tempi di mio nonno. Tante volte ho provato ad immaginare la sua voce, mentre con Mario Carusiello, cantava sul carro dell’Assunta, allo scopo di raccogliere fondi per la festa. Canzoni marinaresche, scritte per l’occasione, devozione della gente di mare, cantata in dialetto puteolano, che non è così suadente.

Oggi, non più bambina, sento ancora nel naso, l’odore di muffa delle abitazioni al piano terra, nei vicoli, misto a quella dello zolfo. Per me, non è mai stata una puzza, ma era ed è “profumo di casa mia”, della mia città. Ho sentito, spesso, il maestro Isabettini raccontare che, nel 1872, la chiesa dell’Assunta era costruita su di uno scoglio.

L’odierna fu costruita solo nel 1876, quando ancora non c’era            “o valion”.

Quando, nel 1900, fu costruita la Darsena, il pennone si faceva lì, in quell’abbraccio che racchiude il mare, divenuto, poi, in seguito al bradisismo ascendente, troppo poco profondo.

Ma, questa perdita d’identità, poi, è veramente avvenuta?

Sono tra quelli che continueranno a cercare persone che raccontano, per poi raccontare quel poco che so. Non ho visto, ma ascoltato e vissuto attraverso gli occhi d’altri.

Io la maglietta di mio nonno, quella che indossava per l’occasione, l’ho ancora.

Ѐ in camera da letto di nonna, nell’armadio, al secondo cassetto.

Abbiamo dentro un po’ tutti i Campi Flegrei, da Quarto a Monte di Procida, passando per Bacoli, arrivando fino a Giugliano.

 

Flegrei, sì Flegrei, ma pur sempre Flegrei Puteolani!

Gemma Russo & Marina Sgamato

 

 

 

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