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Diario dal Salone del Gusto di Torino Terra Madre 2014

 

 

Giorno I

Il viaggio della Condotta Slow Food Campi Flegrei, alla volta di Torino, inizia alle 6 del mattino del 22 Ottobre 2014. Arrivo alle 16, giusto in tempo per fare gli accrediti e per dirigersi alla volta del Pala Alpitur, prima delle 18.

 

Questo è un brulicare di delegati, provenienti da tutto il mondo, e di visitatori.

Razze diverse, vestiti in maniera diversa, secondo propria tradizione, si intersecano, creando un colorato movimento.

Voglio appuntarmi questa impressione, questa “diversità”, che diviene identità, e prendo dalla borsa del materiale informativo, distribuito per l’occasione, il blocchetto per prendere appunti.

Sulla prima pagina è scritto “I have a Dream”. Si, anche io lo ho un sogno ed è proprio per quel sogno che sono seduta lì, in quel preciso istante.

I Campi Flegrei sono, con la loro Condotta, a Torino per l’inaugurazione del Salone Internazionale del Gusto Terra Madre, che si terrà dal 23 al 27 Ottobre 2014, presso il Lingotto.

 

A salutare quanti sono arrivati in Piemonte per dare un volto alla propria esperienza, è, tra gli intervenuti istituzionali, il sindaco di Torino Piero Fassino. A chiudere la manifestazione è il presidente di Slow Food Carlo Petrini.

 

Chiaro è il suo messaggio, al fine di “scongiurare il perdurare di una crisi entropica, nella quale il mondo è già caduto. Non si può continuare a sprecare tanta energia per produrre poca energia alimentare. Bisogna uscire da questa situazione, cambiare paradigma e logica, rifiutare quella dello spreco, quella che vede il cibo solo come merce di scambio, non dando ad esso valore”. Parla della rete di Terra Madre, che nell’anno della Agricoltura Familiare dà “forza” a chi coltiva la terra, mettendo questi “in una rete che, in 10 anni, si è allargata. Quale è il valore di questa? Chi ne entra a fare parte è un difensore della biodiversità”.

Il ruolo strategico diviene allora quello del contadino, che può difendere specie genetiche dimenticate, a cui l’industria non dà più importanza. Non vedo l’ora di toccare con mano questa biodiversità. Sono curiosa di vedere in cosa consiste il Salone!

Giorno II

 

Ore 7 del mattino di Mercoledì 23 Ottobre 2014. In pullman, si parte da Casello Cherasco alla volta di Torino. Arrivo al Lingotto. Siamo nel padiglione cuore di Terra Madre, colorato e chiassosamente armonico, che ci fa sentire una piccolissima parte del tutto. Girovaghiamo tra aree conferenze, stand, lezioni in procinto di iniziare. Un attimo e la sensazione che si ha è di appartenere a quell’immenso tutto. Sensazione che diviene ancora più forte, quando ci si ritrova, letteralmente, a bordo dell’Arca del Gusto.

Su di essa, disposti in scaffali, i prodotti, frutto della sapienza e della conoscenza di donne ed uomini, provenienti da ogni parte del mondo. Prodotti nati grazie alle tecniche messe a punto da generazioni di contadini ed artigiani. Su questa, non sale tutto l’esistente, ma i prodotti più interessanti, per gusto, storia e tradizioni, con un forte legame con il territorio. Su di essa, domani, salirà anche la Cicerchia dei Campi Flegrei, portata dalla relativa condotta. Fuori dall’Arca, letteralmente si scambiano semi. Paesi africani chiedono agli europei di dare un pugnetto dei loro semi e viceversa.

 

 

Altro percorso. Al padiglione 3, lo stand di Slow Food Campania è in allestimento. Intorno, ci sono i Presidi.

Tra questi, il Cece di Cicerale, il Conciato Romano ed il Broccolo Aprilatico di Paternopoli.

Renato, responsabile del Cece di Cicerale ci spiega che essere Presidio è “una filosofia di vita. La scelta è quella di coltivare prodotti particolari ed in via d’estinzione. Questa è una varietà coltivata nella nostra zona già dal 1200. A portarlo sono stati i romani. Noi non abbiamo fatto altro che recuperare e proteggere una varietà locale che stava scomparendo. Si tratta di un arricchimento culturale, prima ancora che un valore aggiunto economico. Importante è sottolineare questo”. Mentre parla, mostra lo stemma del Comune di provenienza. Lo fa con soddisfazione.

 

Manuel Lombardi, amico e produttore del Conciato Romano, ci accoglie con il suo solito bel sorriso. Conosciamo sua mamma Liliana, stesso sorriso,che è intenta a far degustare il prodotto del lavoro dell’intera famiglia a dei curiosi. Per lui, essere un Presidio Slow Food significa “preservare la tradizione. Tutelarla. Contaminare la Campania con i principi del Buono, Pulito e Giusto! Presidio è, sul territorio, far conoscere e preservare un paesaggio, la natura incontaminata, un modo di vivere sostenibile. Quindi, il prodotto diviene un biglietto da visita, ma anche un traino per un turismo enogastronomico di qualità”.

Per Luigi, giovane responsabile del Broccolo Aprilatico di Paternopoli, essere un Presidio significa “visibilità, per tutte quelle attività che producono eccellenza e che sarebbero andate incontro all’estinzione. Il Presidio tutela da questo punto di vista. Il broccolo di Paternopoli lo è da 2 anni.

Tramite un processo di trasformazione al naturale, siamo riusciti a dare una mano ai produttori, offrendo agli acquirenti un prodotto di qualità. Penso che il vero vantaggio sia la visibilità, non solo sul territorio regionale, ma anche nazionale ed internazionale”. Con lui, la chiacchierata termina con la degustazione. Il sapore di questo broccolo su un poco di pane non è descrivibile. Bisogna degustare!

Giorno III

Alle 9 del 24 Ottobre 2014, carichi con pentole, foto, cavalletti e prodotti, varchiamo la soglia del Lingotto. Alle 18, ci sarà l’evento della Condotta, “Terra Madre nella Caldera Flegrea”, presso lo stand di Slow Food Campania, al padiglione 3. Si fanno le prove tecniche. Si espongono le varietà locali, portate dalla terra madre. Tra questi, uno appartiene alla Comunità del Cibo dei Campi Flegrei, oggi messo sull’Arca del Gusto. Si tratta della cicerchia, legume “tipico della nostra Terra”, ci spiega Salvatore Di Meo, giovane agricoltore flegreo, “arrivato a noi grazie ai nonni, che ne hanno conservato i semi. Essi sono antichi, un misto tra un cecio ed un pisello, gustoso per la sua delicatezza. L’unico neo che esso ha, è legato alla resa. Purtroppo, è bassa, con una coltivazione completamente manuale. Quella flegrea è piccolina, dai bordi irregolari e dal sapore erbaceo. Sembra un piccolo sassolino. La si può degustare in vari modi. Noi la prepariamo come la nonna, facendone una zuppa, con ortaggi quali sedano, prezzemolo e carota,insaporita con del maiale ed accompagnata da crostini”. Come Condotta, quella flegrea è attenta nel  “preservare la propria Terra, che è particolare”, racconta la fiduciaria Restituta Somma, “si tratta di una terra geologicamente fertile, ricca di tradizioni, prodotti da custodire, tanti valori. Questa è la sua forza. Importante è far giungere questo messaggio a quante più persone possibili”.

 

 

Sotto lo stand di Slow Food Campania, Peppe Orefice, soddisfatto, ci parla del lavoro di “oltre 30 Condotte campane e di 40 Comunità del Cibo. Questo anno, abbiamo voluto operare una sorta di concorso di idee tra Condotte e Comunità del Cibo. Ognuno ha portato al salone il proprio contributo, per un totale di 40 eventi. Siamo convinti che tutti questi abbiano dato e daranno una fotografia perfetta della realtà campana. Complessa, ma rispondente al principio del Buono, Pulito e Giusto!”.

Territori offerti in una degustazione. Sorrisi che portano nei tratti somatici del viso, caratteristiche di intere Terre, ci accompagnano fino alle 18. Sotto lo stand di Slow Food Campania, tutto è pronto per l’evento di Slow Food Campi Flegrei. Si racconta la strada percorsa dalla Condotta, nell’eterogenea terra flegrea, attraverso le varietà locali. Cozza, Cicerchia e Melannurca raccolgono numerosi curiosi all’interno dello stand, allettati dalla bontà della degustazione. Segue il laboratorio del Gusto di Slow Food Napoli, con Rino Silvestro ed Emilia Lombardi.

Prima di andare via, incontriamo, girovagando tra gli stand della Campania, un’altra Comunità del Cibo, quella di Caselle in Pittari, con i loro gustosi prodotti.

Per loro, essere Comunità significa “portare avanti un discorso comune che parli di Territorio e sia Territorio. Abbiamo recuperato e stiamo recuperando antichi grani. Alcune delle varietà, hanno una bassa percentuale di glutine, ma sono andati persi per la scarsa resa. Oggi, molto è cambiato. Si bada più alla qualità e meno alla quantità”.

Ci invitano al loro “palio del grano”, la terza domenica di luglio. Caspita se ci saremo!

Questo è l’ultimo giorno a Torino, domani si ritornerà nei Campi Flegrei. Oggi, si conclude la nostra bella esperienza da Condotta nel Salone Internazionale del Gusto Terra Madre.

Importante è per la Condotta questo 25 Ottobre 2014. Ognuno di noi vivrà la mattinata come vuole, ma abbiamo un appuntamento. Saremo tutti nell’Arca del Gusto alle 14:45 in punto.  Consegneremo un assegno di 1700 euro, che raccoglie al suo interno tutto un progetto ed un lavoro iniziato 3 anni fa, nel 2010, dall’allora Fiduciario Vito Trotta. “Un vino per Terra Madre”, prodotto grazie alla cantina La Sibilla, dalla cui vendita sono stati raccolti soldi da indirizzare al Progetto Slow Food "10.000 Orti in Africa".

 

 

Giorno IV

Samson Kiiru Ngugi, affidiamo il nostro assegno che servirà a finanziare la realizzazione di due orti, secondo la filosofia del buono, pulito e giusto. Samson proviene dalla regione di Nakuru, in Kenya, e fino ad ora si è occupato dell’Arca del Gusto e del progetto dei 10.000 orti, lavorando con l'ufficio internazionale di Slow Food in Italia. A novembre, partirà e tornerà nel suo Paese per lavorare allo sviluppo degli orti e della rete Slow Food a Nakuru.  

Abbiamo portato a compimento”, racconta entusiasta Vito Trotta, “una utopia, iniziata all’inizio del 2010. Attraverso l’impegno di tanti, raccogliendo l’uva, scaricandola nella tramoggia, trasformandola in vino, abbiamo

dato un senso compiuto a ciò che noi, quotidianamente, cerchiamo di fare: seminare i nostri semi e raccoglierne i frutti. Oggi, qualche cosa lo abbiamo raccolto no?”.
Alla consegna dell’assegno, era presente anche l’attuale Fiduciario Restituta Somma che sottolinea “l’importanza dell’iniziativa. Slow Food è una scelta e questa scelta è importante condividerla con quante più persone possibile. Si tratta di uno stile di vita. È nostro dovere, cercare di dare quanto più sostegno è possibile a chi ha meno di noi”.

Seguiremo tutto. Vedremo gli orti nascere ed interagiremo con loro.

 

 

            Altro “viaggio”, altra strada…che fare? Vi aggiungete?!

Gemma Russo

Scritto di Gemma Russo; Photo di Marina Sgamato

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