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23 e 24 gennaio 2016: In un “attimo”                                                                                                              di Gemma Russo & Marina Sgamato

 

 

 

Visitatori e biciclette attraversano il Sedile dei Nobili

Fa freddo, nonostante i due condizionatori siano a 30 gradi. Più di quaranta biciclette sono ordinatamente parcheggiate, occupando completamente lo spazio intorno alla scrivania, dove siamo posizionate per gli accrediti. 

Un gruppo di ciclo-verdi s’appresta a visitare “Tra Terra e Mare. All’Origine del Gusto”. Questa mattina, sembra quasi d’amministrare il traffico. Ѐ un “attimo”, poi il movimento s’acqueta.  Io, Marina e Susy riprendiamo fiato. Un raggio di sole entra dall’ingresso del Sedile dei Nobili e dalla piccola finestra posta sopra. Ѐ caldo e gradito. 

Marina cerca l’angolazione giusta, quella da cui catturare in un sol colpo la marea di biciclette. Seduta alla scrivania, osservo il movimento fuori. Ѐ un delirio. Mi piace molto quando Largo Sedile di Porta è così affollato. Scatto con il cellulare una foto a quel fascio di luce e mentre lo faccio entra una coppia di signori. 

Avanzano verso la scrivania dove sono seduta con Susy. Lento è l’incedere dell’uomo, che s’aiuta con il bastone; timido, ma determinato, quello della donna che ha nelle mani una busta.

Chi è Gemma Russo?”, fa la signora, dando alla voce una certa tempra. Il signore s’accomoda accanto a me. La osservo mentre estrae un album e delle foto dalla busta che ha con sé. Proprio non capisco, ma li ho già incontrati. Ne sono certa. Ti ricordi di noi?”, continua la signora, “Quando siamo venuti a fare la visita, ci chiedesti se eravamo nati al Rione Terra…volevi raccogliere le storie. Io ti diedi il mio numero e ti invitai a casa per un caffè”. 

Ricordo tutto perfettamente. Ci sarei voluta andare a casa loro. La signora al tempo mi accennò la propria storia, dicendomi che il racconto sarebbe dovuto passare necessariamente attraverso delle foto.

Io presi il numero. Lo ho ancora. Decisi di non disturbare. Il mio essere “inopportuna” qualche volta cerco di temperarlo. “Mi chiamo Pasqualina Del Giudice e il 14 gennaio ho compiuto 81 anni”, mi fa dolce e determinata, “Sono nata, cresciuta e sposata al Rione Terra. Ma mica solo io…da generazioni! Questo è mio marito…”.

Non ha il tempo di continuare che interviene il signore, “Antonio Sciocca! Compio a luglio 83 anni. Sono stato ebanista e restauratore. Abitavo nei pressi della cappella di San Liborio. Ѐ cambiato tutto qui al Rione”.

Intanto, attivo il registratore.

Stai attento a quello che dici”, dice Pasqualina ad Antonio, “La signorina ti sta registrando!”. Sfogliamo l’album del matrimonio. Era molto bella Pasqualina, con un abito preso in fitto in una sartoria di via Duomo, a Napoli. Era molto elegante anche Antonio. Ma mica l’ho chiamato brutto!”,  fa Pasqualina rivolgendosi a me e Susy, “Ho detto che è un guaio di notte”. Ma vedi cosa vuole ora”, replica Antonio, “A 83 anni, se ne viene che sono un guaio di notte!”. Parlano con me e nel frattempo, come in una danza, tenendo perfettamente il tempo, interagiscono tra loro, creando una deliziosa confusione. Siamo sposati da 56 anni”, mi rispondono all’unisono. Poi, le redini del racconto le prende in mano Pasqualina. Ci siamo sposati a’ U’ Scuato”, fa in un puteolano denso, come il ragù di una volta, “Nella lingua nostra chiamavamo così il Vescovato. Si entrava da largo Crocevia. Il vestito lo fittai. Una volta si faceva così. Oggi no! Ho sposato due figlie femmine e per ognuna ho acquistato l’abito. Per me no, eravamo 9 figli. Ecco, guarda…qua è quando sono uscita da casa. Abitavo a via Crocevia, 2. Non si poteva sbagliare. Casa mia aveva un giardino. Accanto c’era la cantina gestita da mia nonna. Vinicola si chiamava. Nelle mani avevo i fiori d’arancio. Ci andai a piedi in chiesa. Ci sposammo nella cappella del Cuore di Gesù. Era l’11 ottobre”.

Non è più come una volta”, aggiunge Antonio, “Ci si arrivava entrando dal portone principale, girando poi a sinistra. Conteneva tanti invitati. Oggi è stata murata”.

Guardo le foto attentamente. Non riesco ad immaginarla. Dalle foto, mi sembra una cosa mai vista. Il matrimonio al Vescovato che non c’è più, le foto al lago d’Averno prima che fosse profanato, il rinfresco alle terme Lopez e il viaggio di nozze a Roma. Dopo, un lungo cammino insieme. I momenti difficili li abbiamo avuti”, risoluta fa Pasqualina, “Li abbiamo superati. Abbiamo vissuto anche a metà pancia noi. Siamo come cane e gatto, ma sempre insieme. Il matrimonio è un bel viaggio”.

Continuiamo a parlare e intanto sfogliamo l’album con le foto. Il silenzio del Sedile dei Nobili è rotto dal delicato fruscio delle pagine in cui riprendono vita e forma tanti volti di quel Rione che, oggi, non c’è più, ma che Antonio e Pasqualina stanno raccontando, continuando a farlo vivere. Ѐ un “attimo” raccolto e dato al tempo anche quello di oggi. Allora sorrido, perché ciò che è stato e ciò che sarà è per un “attimo” fermo in questo preciso “attimo” di tempo.

 

 

 

 

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Pasqualina Del Giudice & Antonio Sciocca

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