
le GemMarine
Passeggiate degustative a quattro mani
24 Ottobre 2015 di Gemma Russo & Marina Sgamato
Tra i primi visitatori a varcare la soglia del Sedile dei Nobili, c’è una minuta signora, dai capelli bianchi, sbarazzini, accompagnata da un ragazzino, con il volto dai tratti delicati.
Parla un corretto italiano con una riconoscibilissima e dolce inflessione francese. Le spiego le modalità di prenotazione, ma com’è che sa parlare l’italiano così bene?
Sorride alla domanda.
“Mi chiamo Tina Martin-Culet”, racconta, “ Mio padre si chiamava Giuseppe Vinicio ed era un puteolano del Rione Terra. Era figlio da’ maronna”. Nel pronunciare quest’ultima frase, il suo italiano-francese diviene francese-puteolano. “La famiglia adottiva si chiamava Rocco-Amodio”, continua, “Il padre adottivo faceva la guida alla Solfatara di Pozzuoli. Ha sposato Franceschina De Fraia che abitava abbascio ù mare. Mio padre è stato fortunato perché, pur essendo nato in un quartiere povero, ha fatto il liceo. Faceva il tornitore specializzato. Quando è andato in Francia, nel ’46, ha passato la frontiera senza documenti, da clandestino. A Grenoble, c’era allora una grande fabbrica che cercava operai specializzati. Subito trovò lavoro. Non aveva nulla, si è fatto da solo. Ѐ morto nel 2005, lasciandomi una casa e un po’ di soldi. Così, ogni anno, porto con me un nipotino nella terra di mio padre, perché conosca e non dimentichi le proprie radici”.
Tutto l’infopoint è commosso dalla bellezza della storia.
Ѐ solo il primo giorno.

.
Tina Martin-Culet