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Cantine Grotta del Sole: Elena e Gilda Martusciello volti nelle sfide di Grotta del Sole

Incontriamo Elena e Gilda Martusciello in una giornata che ha già il calore del sole di giugno, in azienda, tra Pozzuoli e Quarto, nelle terre un tempo ricoperte dai ciliegi del Castagnaro. L’azienda, nata dalla quarta generazione dei Martusciello, nel 1992, è frutto di competenze stratificate nel tempo. Tutto nasce da origini contadine; si evolve con le competenze acquisite dai nonni e dai padri nella vendita, al dettaglio prima ed all’ingrosso poi, del mosto acquistato, analizzato e trasportato, mediante navi cisterne o treni merce, in tutta Italia, ed anche in Francia. Poi, agli inizi del ’90, “si è sentita l’esigenza di trasformare il lavoro fatto fino ad allora”, spiega Elena Martusciello, uno dei volti dall’azienda, “i tempi erano cambiati. Il mercato chiedeva vini in bottiglia, di qualità e con certificazione. Per cui, si decise di costruire un’azienda ex novo, con l’obiettivo di vinificare direttamente e terminare il processo produttivo con l’imbottigliamento”.

 

In un primo momento, ci si fermò al territorio flegreo, in cui i due vitigni autoctoni erano sconosciuti ai più ed la cui DOC era appena nata. Si mise mano ad un’opera di promozione, che fosse da volano alla commercializzazione. Poi, l’attenzione si spostò anche su altri vitigni campani. Eterogeneità, valorizzando le differenze, perché queste danno identità al vino. Da qui le 3 DOC: Campi Flegrei, Asprinio d’Aversa, Gragnano e Lettere. Quella degli anni ‘90 era un’azienda erede di tutto un know how, proveniente dall’esperienza e dalle sperimentazioni fatte dalla vecchia generazione, soprattutto dall’ultimo dei fratelli Martusciello, Gennaro. Fu lui, diplomato negli anni ‘60 a Conegliano Veneto e Laureato in Agraria, ad essere precursore con il pallino delle bollicine in una regione in cui questa tradizione non c’era. Vari i tentativi, fino all’individuazione dell’Asprinio d’Aversa, i cui tralci di vite, appoggiandosi ai pioppi, crescono innalzandosi anche oltre i 10-15 metri. La durezza del nome “asprinio” interpreta per bene le caratteristiche organolettiche del vitigno, acidulo, dal ph elevato, che non giunge mai a perfetta maturazione. Individuazione dei prototipi su cui effettuare innovazione, senza badare alla commercializzazione, quando ancora Grotta del Sole non c’era in quanto azienda, quando ancora il disciplinare della DOC non era stato scritto.

E’ con Gilda che ci addentriamo nella degustazione, associando i piatti ai vini della cantina. Con Malia, falanghina spumantizzata dal sapore fruttato e dall’odore di fiori bianchi, iniziamo l’aperitivo, sgranocchiando taralli sugna, pepe e mandorle, o anche spizzicando il classico panino napoletano. L’asprinio lo accostiamo, invece, a piatti di mare, a molluschi e crostacei crudi. Piacevole è anche abbinato alla mozzarella, per contrasto. E’ tanto secco da ripulire il palato dalla grassezza di questa, in modo da lasciarlo asciutto. Il Montegauro, riserva di Piedirosso dei Campi Flegrei, lo abbiniamo a formaggi stagionati, ma anche a piatti decisi, quali la genovese di carne. Per finire, sul dolce, sorseggiamo lo spumante Lacryma Christi del Vesuvio, ottenuto da uva coda di volpe, detta anche caprettone, che si presta ad essere spumantizzata. Ha aromi di frutta gialla, di pesca e d’albicocca. Andiamo in giro per il vigneto con la consapevolezza che è Terra ricca di talento quella flegrea, che dà ai suoi figli il suo stesso continuo movimento. Un occhio è puntato costantemente su questa terra, mentre l’altro è spinto nel mondo, cercando sempre la qualità e le sfide!

Gemma Russo

&

 Marina Sgamato

 

 

Indirizzo: Via Spinelli, 2, Quarto Napoli

Telefono:081 060 2981

Pubblicato su Quarto Magazine del Novembre 2013

Stavolta per la nostra passeggiata degustativa in terra flegrea, abbiamo scelto di recarci in una delle sue cantine, Grotta del Sole, la cui produzione vinicola è non solo nella zona dei Campi Flegrei, ma dislocata nell’intera Regione Campania.

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