
le GemMarine
Passeggiate degustative a quattro mani
Il fuori programma di Malazè 2014 :
"L’impronta geologica del Piedirosso nei Campi Flegrei: per un’enologia consapevole",
convegno e degustazione a Villa di Livia
Non sono una conoscitrice di vini. Di questi, però, mi piace sentirne parlare, perché è anche attraverso essi che si assume conoscenza dei luoghi. Mi è sempre piaciuto camminare tra filari. Perdere in essi, per un attimo, l’orientamento, lasciando alle spalle il tempo e lo spazio.
Mi emozionano, ogni volta, i colpi di scena offerti dalla Terra Flegrea. Camminare in piano, tra i vigneti, accorgendosi solo in seconda battuta d’essere in alto, sulla parete di un qualche edificio vulcanico. La sensazione di vuoto nello stomaco è sempre la stessa. La afferro ogni volta a due mani quella sensazione e racchiudo negli occhi quegli scorci aperti di terra e di mare che mi si offrono avanti.
Il mio ascoltare di vitigni e di vino è un modo per capire meglio la mia Terra.

Tra i referenti, è Mariano Mercurio, docente di Mineralogia Applicata del Dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università del Sannio, ad iniziare, spiegando la geologia del suolo flegreo. Dalla nascita, 60000 anni fa, all’evoluzione litostratigrafica, segnata da due grosse eruzioni: l’Ignibrite campana, circa 39000 anni fa; Tufo giallo napoletano, circa 15000 anni fa. Dall’ultima ai giorni nostri, ci sarebbe una fase “recente”, caratterizzata da tre epoche. Interessante è vedere come, analiticamente, si arriva a dimostrare non solo il carattere di unicità degli elementi del substrato, ma anche come il passaggio dal substrato al suolo, dal suolo alla pianta e dalla pianta al vino avvenga se e soltanto se vi è una accurata attenzione alla vigna ed al prodotto finito.
Vincenzo Mercurio, enologo, si sofferma sul significato di terroir, sull’importanza della tradizione e sulla esigenza che questa abbia il suo punto di forza nell’innovazione.


Con Maurizio Erro, di Campania Store e redattore di Enogea, ci si addentra nella storia della DOC Campi Flegrei, in un territorio che conta solo 120 ettari di terra, allevati a Falanghina ed a Piedirosso. Sistemi di allevamento tradizionali, che incidono sulla maturazione fenolica, con condizioni climatiche caratterizzate da una bassa incidenza di precipitazioni. Le differenze di zona sono quasi impossibili da fare. Differenze sostanziali si hanno tra fascia costiera e parte interna.
Precisazioni sul vitigno, si snodano mentre gli intervenuti degustano i Piedirossi delle cantine flegree presenti: Cantine dell’Averno, La Sibilla, Agnanum, con Vigna delle Volpi, Astroni con Colle Rotondella, Contrada Salandra, Vigne di Cigliano. Sei storie di vignaiuoli che raccontano il loro lavoro, partendo dalla vendemmia presentata nella bottiglia che gli ospiti s’apprestano a degustare, il cui contenuto è spiegato, sensorialmente, da Tommaso Luongo.

Ma, i materiali costituenti il substrato, avranno incidenza anche nel patrimonio cromosomico dei flegrei?
Questa è la domanda che mi faccio mentre degusto il mio calice di Piedirosso.



Gemma Russo & Marina Sgamato
Irrinunciabile è stato, allora, nel ventennale della DOC Campi Flegrei, il convegno “L’impronta geologica del Piedirosso nei Campi Flegrei: per un’enologia consapevole”, svoltosi, lo scorso 3 settembre 2014, ad opera dell’AIS Napoli, ad apertura della IX edizione di Malazè. A Pozzuoli, tra le eleganti pareti di Villa di Livia, davanti ad un pubblico attento, esperti del settore si sono ritrovati a parlare dell’impronta geologica e pedologica che il suolo vulcanico flegreo ha sul Piedirosso, vitigno autoctono. Ѐ Tommaso Luongo, delegato AIS Napoli, a fare, insieme a Rosario Mattera, ideatore di Malazè, gli onori di casa. Partire da un punto di vista scientifico, di analisi interdisciplinare dell’intera filiera, condotta mediante la collaborazione di tre università campane (Sannio, Federico II e Seconda Università ) e della Boku University di Vienna, fino all’esperienza dei vignaiuoli, vissuta dai presenti attraverso le storie e l’assaggio dei vini.
Il punto di partenza di tutto è l’interconnessione tra i vari elementi costituenti la filiera: Substrato, Suolo, Vitigno, Vino.