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E’ un sabato mattina insolito: il sole è caldo e l’aria profuma già di primavera. Macchina fotografica e registratore sono pronti ad intraprendere questa passeggiata degustativa a 4mani. Stavolta abbiamo scelto il Giardino dell’Orco della famiglia Colutta, sulla sponda del Lago d’Averno che guarda al tempio di Apollo, tra mandarini ed aranci.

Laboratorio del Formaggio: la Marzolina delle Toraglie

E qui che, dopo esserci lavate le mani, prendiamo parte al laboratorio del formaggio, organizzato dall’Associazione Corto Circuito Flegreo. A condurci nella realizzazione ed a raccontarci la tradizione che c’è dietro la Marzolina delle Toraglie, è Maura Sciullo, medico veterinario e socia dell’associazione flegrea.

Le forme sono pronte ad accogliere il formaggio fatto con la pimpinella, una erba aromatica di montagna. In sala, 20 ospiti attenti si dispongono intorno al braciere.

Iniziamo!Primo passaggio: la preparazione del caglio. Questo può  avere origine animale, vegetale o microbica. Nel nostro caso, utilizziamo quello vegetale, ottenuto mettendo in infusione i pistilli di una particolare varietà di cardi, provenienti dalla zona di Roccamonfina. Tre pugni aperti per 30 litri di latte di capra, dell’allevamento che Maura ha sulle colline di Sessa Aurunca. Latte di valore, perché ottenuto da animali allevati in semibrado e sottoposti a terapie esclusivamente omeopatiche. 

Messi in infusione i pistilli, si passa a riscaldare leggermente il latte in una capiente pentola, dopo averlo filtrato attraverso un canovaccio. Bisogna raggiungere la temperatura di 37/38 gradi. E’ necessario riscaldarlo, poiché è stato sottoposto alla catena del freddo, indispensabile per il trasporto. Se la caseificazione fosse stata fatta nel luogo della mungitura, riscaldarlo non sarebbe stato necessario. Pronto il latte, si aggiunge al suo interno l’acqua d’infusione, filtrata anch’essa. Si gira costantemente, utilizzando un mestolo di legno. Si fa addensare per qualche minuto. Si spegne e si tiene a riposare per circa un’ora. In questa ora, nell’attesa, si invocano canti, provenienti da quella porzione dell’Appennino Campano, il cui fine è la buona riuscita del formaggio. Si scherza, si chiacchiera, si gustano pietanze in condivisione. Poi, ci si rimette a lavoro. Quando la cagliata è pronta, si procede alla “rottura”, riscaldando nuovamente il composto, ma non troppo, in modo che possa essere fatta con le mani.

Ognuno porta a casa la sua Marzolina, sapendo di doverla far riposare una notte, prima di poterla mangiare “di primo sale”. Oppure si procede alla stagionatura, posizionando le marzoline su reticolati di canne di fiume, della zona di Sessa. “Gradualmente, il colore della superficie diviene sempre più giallo e consistente”, spiega Maura, “fino a quando il dito non affonda più nel formaggio. A quel punto, le forme sono pronte alla stagionatura, effettuata con un battuto di olio ed aceto. L’olio utilizzato è quello della zona delle Toraglie. In particolare viene utilizzata la sessanella, un’oliva antichissima che dà un olio particolare. Anche in questa fase, le forme saranno sul reticolato, per circa un mese e mezzo. Poi, si chiudono in pentole di terracotta, contenenti due dita di battuto. Ogni tanto si rigira. Qui può restare anche anni, divenendo Cacio Peruto”.

Il risultato finale è un formaggio a pasta bianca, compatta, scagliosa. Il colore è bianco latte in quella di “primo sale”. Diventa bianco-avorio dopo circa sette o otto mesi di persistenza nell’olio.

Al naso, si sente l’odore deciso, caratteristico dei formaggi caprini. In bocca è all’inizio dolce, ricco e untuoso. Se è stagionato a lungo il gusto diventa sempre più intenso per terminare in modo piccante ma non pungente. Con la stagionatura assume il sapore antico e proprio della Marzolina delle Toraglie. Lo possiamo degustare con miele di castagno, mentre sorseggiamo un rosso strutturato…magari un Taurasi.

Andiamo via, portando con noi i racconti, le immagini, le domande, le scoperte e il formaggio. Andiamo via con gli occhi pieni dei colori del Lago d’Averno; con la sensazione di lasciare qualche cosa.

Magari se ne prenderà cura Ernesto…fino a primavera!

Gemma Russo

Ph. Marina Sgamato

Indirizzo: Via Lago Averno SX N.9/A80078 Pozzuoli

Telefono: 393 982 4709

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